Le imprese degli immigrati, secondo i ricercatori, rappresentano ormai una componente strutturale e dinamica, di assoluto rilievo per sostenerne gli equilibri in questa fase di prolungata difficoltà. Anche nel 2014, la loro crescente diffusione dell’iniziativa imprenditoriale immigrata contribuisce a bilanciare la lieve ma progressiva contrazione della base imprenditoriale autoctona, duramente provata dalla crisi.
La crisi non ferma la crescita delle imprese degli immigrati, che hanno ormai raggiunto quota 524 mila, l’8,7 per cento del totale delle imprese attive in Italia.
Si tratta di ditte individuali con titolare nato all’estero o di aziende dove ad essere nati all’estero sono la maggioranza dei soci e degli amministratori. Dopo un aumento di oltre 43mila unità tra il 2011 e il 2013 (+9,5%), anche nel 2014 i dati Unioncamere/Infocamere attestano quasi 28 mila imprese in più (+5,6% sull’anno precedente), confermando lo spiccato dinamismo di questa componente del tessuto imprenditoriale del Paese.
Il commercio (oltre 188mila imprese registrate alla fine del 2014, il 35,8% del totale), insieme all’edilizia (quasi 128mila, 24,3%), continua a rappresentare il principale ambito di attività. È però nel comparto del noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese che, per la prima volta nel 2014, si registra la più alta incidenza delle imprese a conduzione immigrata sul totale.
Sempre più spesso, inoltre, anche i migranti avviano forme d’impresa più complesse e strutturate sotto l’aspetto societario: se è vero, infatti, che in 8 casi su 10 le attività da loro controllate sono costituite come imprese individuali, a crescere in termini relativi sono soprattutto le società di capitali (+14,5% sul 2013), che alla fine del 2014 coprono oltre un decimo del totale (10,8%).